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I want to be a soldier |
Scritto da Martina Calcabrini | |
Friday 14 October 2011 | |
► L’esordiente Christian Molina realizza una pellicola drammatica dalla sceneggiatura povera e banale con dialoghi schematici e prevedibili…
RecensioneI bambini hanno sempre bisogno dell'affetto e delle attenzioni dei propri genitori altrimenti, quando mancano, manifestano la carenza in modi differenti. C'è chi piange, chi reclama attenzione combinando guai, chi si lega in modo morboso con il "delegato" che se ne prende cura. Ognuna di queste, comunque, è una forma malata di reazione al vuoto emotivo. Christian Molina, prova ad affrontare il problema in I want to be a soldier, film prodotto dalla soubrette nostrana Valeria Marini. Alex è un bambino di 10 anni intelligente e premuroso che sogna di diventare un famoso astronauta. La sua vita scorre serena finché non arrivano i terribili gemelli a rubargli le attenzioni e l'amore dei suoi genitori. Sentendosi trascurato, Alex inizia a diventare un violento bulletto che, per essere accettato dai “fichetti” della scuola, se la prende con il più debole, alias il secchione della classe. I genitori, increduli del comportamento sadico del figlio, gli comprano una televisione da mettere in camera per farlo sentire meno solo. Il bambino però, inizia a guardare filmati di guerra brutali e crudeli, e inizia ad imitare l'atteggiamento fiero e spavaldo di un soldato sul fronte. Il suo amico immaginario, il Capitano Harry diviene, allora, il sergente Cluster, che distrugge i suoi sogni di bambino e lo incita alla violenza. I genitori divorziano, i gemelli crescono e Alex diviene un vero e proprio bullo armato con un coltellino affilato. Ma i cattivi, si sa, non vincono mai, nemmeno nelle favole.... Quella di Christian Molina voleva, probabilmente, essere una sorta di favola nera in stile Fratelli Grimm. Difficile da realizzare, però, se i costanti campi e controcampi, piani ravvicinati e zoom esagerati, disturbano la visione degli spettatori. Ma non basta: il film non è un documentario di denuncia, è una pellicola drammatica dalla sceneggiatura povera e banale con dialoghi schematici e prevedibili. Tutto, insomma, sembra cozzare con gli intenti registici, persino il cameo della Marini, ridicolizzato dagli insulti gratuiti che le lancia il protagonista. Ad alzare (un minimo) il livello del film ci pensano la strepitosa performance di Robert Englund - che depone gli artigli ma affila la lingua - e la bravura attoriale del piccolo protagonista che, vestiario a parte, ha tutto l'aspetto e l'atteggiamento di uno che farà carriera nella vita. (Martina Calcabrini)
Trailer:
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