Ballata dell’odio e dell’amore |
Scritto da Emanuele Rauco | |
Wednesday 07 November 2012 | |
► De La Iglesia centra il suo capolavoro con una tragica, grottesca e romantica sarabanda circense che mescola guerra, mélo e genio...
RecensioneAlex de la Iglesia è uno sporco geniaccio spagnolo che da quando ha cominciato a fare film ha sondato l’anima oscura, mortifera, sanguinaria del genere umano e delle sue passioni, perdendo con gli anni il tocco trash e cialtrone e guadagnando in compattezza e raffinatezza registica. Con Ballata dell’odio e dell’amore raggiunge forse l’apice della sua carriera: un melodramma circense che recupera archetipi classici come Il gobbo di Notre Dame o Freaks ma che diventa una grottesca tragedia metaforica e disperata. Figlio di un clown perseguitato dal regime franchista, Javier diventa pagliaccio triste, quello che prende le botte e non fa ridere. S’innamora della bella trapezista che però ha una storia col violentissimo pagliaccio principale. La passione porterà i due uomini a gesti drammatici. Il film racconta un mondo di emarginati e “alieni”, che vivono solo per il godimento della gente ma che non riescono a comprendere e sentire la propria dimensione emotiva, tanto da diventare mostri, bestie sanguinare che distruggono tutto e tutti, specie se stessi. De la Iglesia usa questa umanità come controcanto di una nazione moralmente e politicamente devastata, che sta cominciando a fare i conti con se stessa prima di tornare a respirare. Il regista mescola le carte in modo furioso, parte con l’azione violenta del war movie, ripiega sul grottesco estremo per poi approdare sempre più nel dramma romantico; il tutto condito da stilizzazioni, eccessi, sesso e violenze estreme; ma la dimensione più intima della sceneggiatura è quella della fiaba e della parabola con un finale che va da Cristo a King Kong che lascia esterrefatti, a riprova dell’ormai evidente maturità e completezza registica di De la Iglesia: che ci mette tanto, tutto, troppo e in toni esasperati. E può infastidire, ma sa creare uno spettacolo macabro e magniloquente, stilizzato e sontuoso, che colpisce lo spettatore continuamente: non ultimo con la bellezza esagerata di Carolina Bang, perfetto angelo tentatore contro i demoni Antonio de la Torre e Carlos Areces. (Emanuele Rauco)
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