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Act of Valor |
Scritto da Emanuele Rauco | |
Tuesday 10 April 2012 | |
►Enorme spot di arruolamento per i marines statunitensi, il film di McCoy e Waugh vorrebbe portare lo spettatore al centro dell'azione. Ma lo conduce in una mera dimostrazione...
RecensioneNelle due inquadrature iniziali di Act of Valor, primo lungometraggio di Mike McCoy e Scott Waugh (registi e montatori di spot e brevi filmati, oltre che stuntman), si trova già tutto il senso retorico del film esplicitato in una lettera: coraggio, valore, onore, patria e famiglia. Indicazione di un'opera che punta ad alzare l'asticella del livello consentito d'ideologia; ma anche di una pellicola che ha come obiettivo quello di raccontare da dentro i Navy Seals. Sono loro il fulcro del film, veri marines d'assalto assieme ad attori protagonisti, che devono liberare un agente della CIA, il cui rapimento svela una trama che potrebbe mettere in pericolo gli Stati Uniti. Canovaccio imbastito da Kurt Johnstad che anziché raccontare una storia di guerra e azione mette insieme sequenze e situazioni sempre più spericolate e realistiche, lontano dalla compattezza senza scampo del Black Hawk Down di Ridley Scott. Attraverso il supporto tecnico, logistico, umano (e probabilmente anche economico) della difesa americana, infatti il film cerca di compendiare i clamorosi progressi nel campo della tecnologia militare e di conseguenza anche di quella cinematografica nel campo delle sequenze d'azione, sparatoria, combattimento e guerra, cercando di creare un'esperienza spettatoriale innovativa; ma nonostante l'ostentato militarismo, McCoy e Waugh arrivano a mettere in scena una freddissima idolatria delle macchine e dei meccanismi, in cui il mezzo, la tecnica e la tecnologia sostituiscono l'uomo e il cinema. La sceneggiatura flirta col videogioco e le serie tv per la struttura (si richiamano esplicitamente parti di Medal of Honor o Call of Duty), ma con il realismo visivo non significa che ci sia anche la suspense. La regia perde presto i pezzi in un collage casuale in cui si nota che i registi non sanno raccontare, che non si riescono a distinguere i marines dagli attori, e che il film, se non pura propaganda, è solo un lunghissimo promo dimostrativo sull'efficacia e le capacità dei Seals. Per cui bastava un promo di 15 minuti, non uno di 100. (Emanuele Rauco)
Trailer:
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